Via al decreto Mimit con i nuovi fondi alle industrie strategiche

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Il provvedimento stanzia 500 milioni di euro da assegnare tramite i Contratti di sviluppo. Coinvolti vari settori, tra cui l'automotive. Presentato anche un non paper per rivedere la tassazione alle frontiere Ue sulla CO2 (Cbam), al fine di tutelare le imprese energivore.

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Nuove risorse per le filiere industriali strategiche e un documento condiviso con altri Paesi Ue che chiede di riesaminare alcuni aspetti della “tassa europea alle frontiere” sulle emissioni di CO2.

Queste le novità cui ha lavorato in chiusura del 2024 il ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Il 23 dicembre il Mimit ha adottato il decreto (pdf) che disciplina le modalità per accedere ai fondi volti a favorire la competitività e la resilienza delle catene di approvvigionamento strategiche, incentivando gli investimenti privati nei seguenti settori: automotive; agroindustria; design, moda e arredo; sistema casa; metallurgia e siderurgia; meccanica strumentale, elettronica e ottica; treni, navi, aerei e industria aerospaziale; chimica; farmaceutica.

Il finanziamento, spiega una nota del Mimit, ammonta a 500 milioni di euro da assegnare tramite i Contratti di sviluppo, a valere sulla Missione 1, Componente 2, Investimento 7 del Pnrr, “Supporto al sistema produttivo per la transizione ecologica, le tecnologie Net Zero e la competitività e resilienza delle filiere strategiche”.

Almeno il 40% delle risorse sarà dedicato alle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Per accedere agli incentivi, i Contratti di sviluppo presentati da una o più imprese dovranno riguardare programmi di crescita industriale o di tutela ambientale, tra cui progetti di ricerca e innovazione.

A gestire la misura sarà Invitalia, che svolgerà l’istruttoria per l’ammissione alle agevolazioni. Al bando potranno accedere anche le domande di Contratti di sviluppo già presentate, il cui iter risulti sospeso per carenza di risorse finanziarie.

Alle domande di agevolazione sarà assegnato un punteggio, per la formazione di una graduatoria che stabilirà l’ordine di avvio all’istruttoria, in base ai seguenti criteri: impatto occupazionale connesso al programma realizzato; innovatività del programma di sviluppo; coinvolgimento di piccole e medie imprese nel programma di sviluppo.

Non paper Cbam per tutelare le imprese energivore

Il 27 dicembre il Mimit, d’intesa con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, ha poi presentato alle istituzioni europee un non-paper (documento ufficioso) condiviso con Austria, Bulgaria e Polonia, chiedendo di rivedere il “meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere”, Cbam.

Tale meccanismo prevede di tassare le importazioni da Paesi extra Ue di determinati beni, come acciaio, alluminio, cemento, in base alla quantità di CO2 “incorporata” in tali beni.

Il Cbam è partito in via transitoria a ottobre 2023: fino a dicembre 2025 c’è l’obbligo di comunicare le emissioni di anidride carbonica associate alla produzione dei beni importati nell’Ue. Le informazioni raccolte in questa fase confluiranno in una banca dati elettronica (registro transitorio Cbam) che servirà per definire un metodo unico di monitoraggio, raccolta e verifica dei dati, applicabile da gennaio 2026.

Come abbiamo scritto, lo scopo principale del Cbam è evitare che le imprese europee delocalizzino le attività industriali, in Paesi dove sono in vigore norme ambientali meno severe.

Dal 2026, infatti, gli importatori dovranno acquistare dei certificati che riflettano il prezzo della CO2 nel sistema Eu-Ets, per un valore calcolato sulle emissioni dirette e indirette associate alla produzione delle merci importate. Dal costo dei certificati Cbam si potrà dedurre l’eventuale costo di permessi già pagati nel paese di origine.

Il non-paper, evidenzia il Mimit in una nota, propone alla Commissione europea di anticipare al 2025 le clausole di revisione già previste, al fine di migliorare il Cbam prima della sua entrata in vigore a regime nel 2026.

“La revisione del Cbam è necessaria per non compromettere la competitività dell’industria europea e tutelare il lavoro”, ha dichiarato il ministro, Adolfo Urso, sottolineando che “è necessario garantire che la decarbonizzazione dei settori ad alta intensità energetica particolarmente esposti al commercio internazionale, quali siderurgia, chimica, alluminio e cemento, sia sostenibile dal punto di vista produttivo per competere ad armi pari con i Paesi extra-Ue, anche al fine di contrastare la delocalizzazione”.

Il documento interviene su quattro aree.

  • semplificare e ridurre gli oneri amministrativi per le imprese;
  • rafforzare le misure per combattere i rischi di carbon leakage e le pratiche di dumping che potrebbero danneggiare l’industria europea e favorire la delocalizzazione di produzioni strategiche;
  • non far estendere le regole del Cbam alle emissioni indirette se l’inclusione di queste portasse a un aumento del costo dell’elettricità decarbonizzata rispetto a quella prodotta da combustibili fossili.

Altro obiettivo della proposta italiana è tutelare gli esportatori europei, introducendo meccanismi che assicurino la parità di condizioni, con riferimento al prezzo delle emissioni di CO2 sui mercati esteri in cui non vige un sistema di tassazione delle emissioni paragonabile all’Ets europeo.

Infine, il documento prende in considerazione di rinviare il phase out, cioè l’eliminazione graduale delle quote gratuite Ets per le industrie energivore, come quelle siderurgiche, se la revisione dovesse confermare i dubbi e i rischi di un’efficace attuazione del Cbam.

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